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14 aprile 2011

Falena

La notte è scura, fredda e inospitale… il giorno mi fa paura, il sole è accecante e tutti… tutti mi vedono.. Non voglio, non voglio essere visto da nessuno. Ridono, ridono di me del mio aspetto, della mia goffaggine. Mi guardo, mi guardo e desidero strapparmi gli occhi… tocco ogni angolo del mio corpo perché masochista voglio soffrire per vedere come sarei… come starei… Non c’è posto per me in alcun luogo, in alcun dove. Non c’è posto per me in nessun tempo, in nessuno spazio.
E cado, cado dentro di me.
Quando lo sconforto ti divora mostrandoti le sue viscere di un nero così tetro da apparire senza dimensione… ti ingoia senza ritegno alcuno sommergendoti di antipatie e problemi, di ansie e storture… L’unica cosa da fare è perire per poi rinascere sperando in un fato migliore.
E volo, volo lontano da me.
Così è stato e da bruco divengo falena.
La notte è la vita, il peccato di lussuria che scorre fra le mie ali… il giorno è la vita, il peccato di superbia che si libra sul mio volto. È strano, è bello essere guardati con rispetto dagli stessi occhi che prima ti ignoravano. È bello essere ammirati e non derisi. Mi guardo con stima su ogni vetro… sento vibrante il mio corpo in cerca del nettare che ho desiderato e finalmente mi è concesso… mi piace. Questo ora è il mio mondo e io mi libro nell’aria assaporando suoni, sapori, profumi nuovi. Ma solo ora mi accorgo che non c’è nessuna novità. Ascolto, assaporo, sento soltanto sotto una nuova ottica, una nuova luce che brilla intensa come sole.
Ora? Ora vivo.
Il tempo scorre… i fiori da cui mi nutro sono i più belli.
Il tempo scorre… e il sole mi ha bruciato le ali.
Non voglio. Non voglio. Perché? Tornare ad essere ignorato, tornare ad essere ripudiato, gettato come fiore reciso. Il nettare è diventato amaro e fugace… Volo veloce alla ricerca di una foglia per proteggermi dalle intemperie, ma queste si ritraggono sdegnate. Volo e volerò fino a quando le mie ali non saranno altro che ramoscelli secchi e il mio fiato verrà meno. Volo e volerò ancora, solo, senza più notte e senza più giorno avvolto da una pesante nebbia che mi faccia da mantello, nascosto da tutti attendendo il cambiamento.
Forse… l’ultimo.


Autore: Simone Hsu

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