Questa è la prima parte del racconto "La spada della follia - Il peso del destino".
La seconda parte si trova qui.
La seconda parte si trova qui.
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Tutto sembrava privo di senso, la mia stessa esistenza appariva come una pedina nelle mani di chissà quale assurdo destino, come una foglia che ondeggia trascinata dal vento.
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Non ricordo nulla dell’altra notte, l'unica cosa certa è che da allora tutto è cambiato;
i pochi compagni rimasti qui con me sicuramente conoscono la verità, ma dare voce alle domande che ho in testa potrebbe riaprire una ferita che io stesso ho causato.
i pochi compagni rimasti qui con me sicuramente conoscono la verità, ma dare voce alle domande che ho in testa potrebbe riaprire una ferita che io stesso ho causato.
Forse la colpa di quanto accaduto è di questa spada, forse...
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Di lì a poco Nikolas si avvicinò per offrirmi un po’ d’acqua: era stanco e demoralizzato, anche se cercava di nasconderlo dietro il sorriso forzato che non riusciva tuttavia a celare del tutto la tristezza che provava.
Presi la borraccia che mi porgeva e, osservandola, ricordai che ormai le provviste scarseggiavano e l’acqua era un prezioso tesoro, così me ne concessi solo qualche sorso.
Decisi di lasciare l'accampamento per fare due passi e schiarirmi le idee, e fu in quel momento che scorsi il bagliore negli occhi di Milena e Job: il loro sguardo mi bruciava, sembrava urlare “Perché? Perché l’hai fatto? E' colpa tua se sono morti!”.
Qualsiasi parola mi restava incastrata in gola: non riuscivo a ricordare il motivo del loro comportamento e temevo che qualsiasi cosa dicessi potesse ferirli ancora; non potei fare altro che distogliere lo sguardo e allontanarmi.
Le uniche prove che avessi degli avvenimenti terribili che dovevano essere accaduti la scorsa notte erano le mie mani, ustionate e ricoperte di cicatrici che ancora dolevano per ragioni che sfuggivano ai miei ricordi.
Mi sedetti su una roccia poco lontano, con la spada, così oscura e misteriosa, sulle ginocchia; mi sforzai di ricordare, ma il mio sguardo veniva persistentemente catturato dallo strano e misterioso volto raffigurato sulla coccia della lama.
La morte dei miei compagni di viaggio, dei miei amici, mi sconvolgeva, e ciò che non mi dava pace era il pensiero di come fosse successo: Ledya, Sam e Sion erano morti, ed io, forse, ne ero la causa.
Dovevo avere delle risposte, ma in quel momento parlare con gli altri dell'accaduto
era troppo doloroso e probabilmente lungi dal portare le risposte che cercavo...
era troppo doloroso e probabilmente lungi dal portare le risposte che cercavo...
Autore: Drake
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